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Tony Hadley, sex symbol che fu: "Mia moglie? È lei che mi organizza tutto"

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Tony Hadley mette allegria, ha il sorriso contagioso, è una sua grande dote ogni volta che lo si incontra. Fare informale, ma elegante, ascoltarlo è come stare a chiacchierare insieme ad un vecchio compagno di classe, sorseggiando un buon bicchiere di vino bianco, che, nonostante l’età, viaggia verso i 64 anni, si approccia con un modo sempre moderno, conosce e assimila (da artista) ciò che lo circonda, e lo fa suo, guarda in avanti. L’ex voce e frontman storico degli Spandau Ballet, nonché sex symbol, oggi preferisce il presente e futuro della sua vita, già ricco di progetti, idee, e adesso anche di un nuovo disco.

Ed è per questo che lo incontriamo, nello scenario dell’Apollo di Milano, dove, a distanza di cinque anni dalla sua ultima fatica, Talking To The Moon, presenta infatti la sua prossima sfida, The Mood I’m In. Un progetto, per la prima volta, totalmente composto da canzoni swing (uscito il 12 aprile), e che abbiamo avuto la fortuna di ascoltare in anteprima. Un album che nasce da un amore di lunga data dello stesso Hadley per il genere, sentito fin dall’infanzia grazie ai suoi genitori, i quali, durante il pranzo della domenica, tra roast beef e pudding, mettevano su Dean Martin, Ella Fitzegerald, Sammy Davis Jr., prima che lui poi scoprisse il punk-rock con i Queen. Brani swing dunque, che sono omaggi, reinterpretazioni, sonorità trasversali, come in Walk of Shame, che però sconfinano, approdano al latin jazz, con percussioni, assoli di tromba. Tutto il resto è storia della musica. Si va da Feeling Good, resa celebre da Nina Simone a That’s Life di Frank Sinatra, Just Gigolo di Louis Prima, I Wanna Be Around di Tony Bennett, passando per One For My Baby, o la stessa The Mood I’m In, la quale dà il titolo all’album, a cui aggiungere l’inedito Wait For You, e una canzone dei Doors, Touch Me, riarrangiata nello stile del disco e suggeritagli dal suo manager.
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