Gli impacci di Neri Marcorè, la tv di oggi in cui "non mi ci vedo più" e l’addio alle imitazioni
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Neri Marcorè si trova a suo agio quando interpreta personaggi vissuti in epoche passate. Lo abbiamo apprezzato nella serie Rai Questo nostro amore accanto ad Anna Valle, ne Il cuore altrove di Pupi Avanti e più recentemente in Quando di Walter Veltroni. Il 4 aprile esce nelle sale Zamora, il suo primo film da regista (accolto con entusiasmo al Bif&st di Bari) e Neri ci conduce a metà degli anni Sessanta, a Milano, nella vita di Walter (Alberto Paradossi), un ragioniere che per certi versi assomiglia al neo regista da ragazzo, con tante timidezze e incertezze. Sarà l’incontro con una donna a farlo maturare e a dargli una scossa.
Marcorè: "Oggi siamo miopi, mi piacerebbe che tornasse lo sguardo verso il futuro degli anni ’60"
“Gli anni ‘60 sono stati fondamentali per gli italiani, sono stati un po’ la nostra belle époque”, racconta il neo regista, “gli anni del boom economico durante i quali l’Italia si è trasformata e ha creato le premesse del consumismo, una cosa non proprio positiva che ci siamo trovati dopo. Come dicevano Gaber e Pasolini: ‘Abbiamo accumulato oggetti inutili’. Erano però anni in cui c’era uno spirito leggero, di ottimismo e speranza verso il futuro. Le persone erano erano felici perché avevano davanti a sé una prospettiva. Mi piacerebbe che tornasse quello sguardo lungo verso il futuro. Oggi invece siamo miopi, purtroppo costretti anche dagli eventi che ci circondano”.
Marcorè: "Oggi siamo miopi, mi piacerebbe che tornasse lo sguardo verso il futuro degli anni ’60"
“Gli anni ‘60 sono stati fondamentali per gli italiani, sono stati un po’ la nostra belle époque”, racconta il neo regista, “gli anni del boom economico durante i quali l’Italia si è trasformata e ha creato le premesse del consumismo, una cosa non proprio positiva che ci siamo trovati dopo. Come dicevano Gaber e Pasolini: ‘Abbiamo accumulato oggetti inutili’. Erano però anni in cui c’era uno spirito leggero, di ottimismo e speranza verso il futuro. Le persone erano erano felici perché avevano davanti a sé una prospettiva. Mi piacerebbe che tornasse quello sguardo lungo verso il futuro. Oggi invece siamo miopi, purtroppo costretti anche dagli eventi che ci circondano”.