Stefano Fresi: “Io e Ayrton Senna. Cosa mi hanno insegnato le sue epiche sconfitte"
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Ayrton Senna e la sua aura magica, leggendaria, non smette di ispirare il mondo dell’arte, dei grandi interpreti. A 30 anni dalla morte (era il 1° maggio 1994) il pilota brasiliano viene celebrato, entrando nel mito in maniera continuativa, a tal proposito è ancora visitabile (fino al 3 novembre) la bella mostra “Senna Forever” al Museo dell’Automobile di Torino.
Ma la sua figura ha anche e soprattutto qualcosa di profondamente epico e di grande insegnamento. Stefano Fresi, attore tra i più apprezzati, doppiatore, nonché eccellente musicista, è uno di quegli attori che si è fatto illuminare da lui fin da ragazzo. Una folgorazione a sentirlo parlare, al punto che proprio alla vigilia del 30esimo anniversario dalla scomparsa, nell’autodromo di Monza, ha portato in scena nella “Notte di Ayrton” il libro scritto da Giorgio J. Squarcia, Perdere Senna, facendolo diventare un monologo, “Io e Ayrton”, aperto, trasversale, intenso.
Ma la sua figura ha anche e soprattutto qualcosa di profondamente epico e di grande insegnamento. Stefano Fresi, attore tra i più apprezzati, doppiatore, nonché eccellente musicista, è uno di quegli attori che si è fatto illuminare da lui fin da ragazzo. Una folgorazione a sentirlo parlare, al punto che proprio alla vigilia del 30esimo anniversario dalla scomparsa, nell’autodromo di Monza, ha portato in scena nella “Notte di Ayrton” il libro scritto da Giorgio J. Squarcia, Perdere Senna, facendolo diventare un monologo, “Io e Ayrton”, aperto, trasversale, intenso.